mag 032013
 
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Nella giornata di venerdì 3 maggio lo Zenastormchaser si ritrova a cacciare nel bresciano, decidendo di partire già dal primo pomeriggio per riprendere le primissime fasi di formazione dei temporali previsti nel pomeriggio sul nord della pianura. La situazione sinottica era caratterizzata dalla presenza di una vistosa saccatura collocata sul Mediterraneo centro-occidentale. La presenza per più giorni consecutivi di questa vasta circolazione depressionaria, aveva determinato una forte risalita di aria calda nord africana diretta principalmente alle regioni centrali e meridionali. Parte di questa aria calda è riuscita tuttavia a raggiungere anche le regioni nord-orientali, creando i presupposti per la creazione di un ambiente atmosferico adatto alla formazione di alcuni intensi temporali.

Purtroppo l’estrema imprevedibilità di queste situazioni giocherà al team un “brutto scherzo”. Basandoci sulle previsioni dei LAM usciti la mattina del giorno stesso, abbiamo deciso il target del bresciano convinti che i temporali si sarebbero formati prevalentemente nel nord della pianura per poi muoversi verso est in direzione del Triveneto.

Purtroppo nella realtà dei fatti le cose andranno ben diversamente rispetto a quanto preventivato da tutti i modelli di previsione, i quali correggeranno il tiro solo alla sera quando la maggior parte degli intensi fenomeni atmosferici che caratterizzeranno questo pomeriggio di maggio saranno esauriti.

Lo Zenastormchaser porterà a casa il magro bottino (in proporzione a quanto avrebbe offerto la giornata) di un temporale durante il pomeriggio, nato a sud di Brescia e trasferitosi in poco tempo a ridosso delle Prealpi. Un secondo più fotogenico temporale interesserà la medesima area del bresciano durante l’ora del crepuscolo. Il cumulonembo illuminato da numerose fulminazioni ci consentirà di scattare qualche bella fotografia alla struttura dell’updraft nel cielo sereno.

Temporale pomeridiano:

Temporale serale:

Dinamica e genesi degli episodi tornadici:

La formazione delle intense supercelle tornadiche che nel pomeriggio di venerdì 3 maggio hanno sconvolto l’Emilia Romagna con particolare riferimento alle province di Modena, Bologna e Ferrara, trova spiegazione nella concomitanza di alcuni fattori predisponenti:

- fortissima convergenza al livello del suolo, con la formazione di una netta linea di scontro tra aria secca e calda in caduta dall’Appennino Tosco-Emiliano contro quella umida in risalita dal mar Adriatico.

- Elevati valori di CAPE. (sino 2000 J/Kg)

- Valori molto alti di Lifted Index, pari a -8 in prossimità della zona di convergenza. L’indice di Lifted Index (LI) misura la stabilità dell’aria nella media troposfera ed è espresso in gradi centigradi. Valori leggermente negativi di questo indice, denunciano solitamente un’atmosfera poco propensa a generare forti temporali. Al contrario valori di LI molto negativi sono presagio di colonna atmosferica molto instabile, con forte convezione imminente. Al di sotto della soglia dei -6 è da tenere in seria considerazione.

- Valori estremamente elevati di Sweat Index, pari a 450, 475. Questo indice fornisce informazioni in merito la probabilità di tornado ed altri fenomeni violenti. Generalmente un valore compreso tra 300 e 400 indica una elevata probabilità di temporali forti. Valori oltre 400 indicano probabilità elevate di fenomeni vorticosi, trombe d’aria o tornado.

- Una spiccata vorticità di basso e bassissimo livello, indotta dalla fortissima convergenza.

Le supercelle generate da questo setup termodinamico particolarmente grave sono state molto intense, caratterizzate da epidosi tornadici decisamente al di sopra della normalità climatica sul nostro Paese. La prima supercella tornadica ha preso vita poco ad est di Modena attorno metà pomeriggio dando luogo in breve tempo al primo touch down tornadico della giornata, stimato come EF2. L’orario del touch down è avvenuto tra le 16,15 e le 16,45.

La rigenerazione dei temporali è andata procedendo in modo abbastanza regolare da ovest verso est, la seconda supercella tornadica della giornata prenderà vita poco a nord della prima, provocando la formazione di un secondo tornado stimano EF2 tra Mirandola e S.Martino di Spino attorno alle 17.15. Infine una terza e più intensa supercella tornadica interesserà la provincia di Bologna sempre attorno le 17.00 dando luogo al terzo episodio tornadico caratterizzato da un imbuto di grandi dimensioni. L’intensità stimata secondo la scala Fujita è stato di EF3, in alcuni momenti la potenza del vortice è stata particolarmente intensa, tanto che alcune fonti si sono sbilanciate sulla possibilità che per brevi tratti il tornado abbia raggiunto addirittura il valore EF4 della scala.

Col l’arrivo della serata andrà smorzandosi la forte convergenza responsabile di fenomeni tanto vigorosi ed intensi. Il cluster supercellulare ormai arrivato in provincia di Ferrara andrà dividendosi in diverse celle temporalesche minori, dissolvendosi entro l’imbrunire.

PBL Moisture Convergence riferito alle ore 15.00UTC ha previsto un’area di fortissima convergenza (fondo scala) nelle aree interessate dal fenomeno. Fonte: modello WRF-ARW-Meteonetwork. 

Vorticity Generation Parameter indica per le ore 15.00UTC la presenza di vorticità molto forte nell’area compresa tra Modena, Forlì e Ferrara. La zona con vorticità più elevata la riscontramo proprio nelle aree limitotrofe al capoluogo bolognese. Fonte: modello WRF-ARW-Meteonetwork.

Lifted Index con picchi di -8 nell’area interessata dai tornado.
Fonte: modello WRF-ARW-Meteonetwork.

SWEAT INDEX ha raggiunto un picco tra 450 e 475 nell’area interessata dai tornado. (colore blu) Fonte: modello WRF-ARW-Meteonetwork.

ML CAPE ha raggiunto un picco di 2000 j/kg nell’area interessata dagli episodi tornadici. Fonte: modello WRF-ARW-Meteonetwork.

Il path percorso dai tre eventi tornadici con i relativi paesi investiti tra le province di Modena e Bologna. E’ stata anche indicata l’intensità dei tornado secondo la scala Fujita, in collaborazione con alcuni studiosi americani del fenomeno che hanno visionato filmati e fotografie.

Proponiamo infine un’immagine comparativa di tutti e quattro i valori esaminati in questo articolo. E’ possibile osservare nell’area dove si sono abbattuti i tornado, la sovrapposizione di elevati valori di tutti gli indici presi in esame.  Fonte: modello WRF-ARW-Meteonetwork.

Tornado Gravello e S.Martino Spino (MO)

Tornado Castelfranco Emilia (MO)

Tornado tra San Giorgio di Piano e Minerbio (BO)

Grandine

Considerazioni finali:

Per trovare la ragione di tanta intensità dei fenomeni, bisogna in parte risalire a quanto avvenuto in questo angolo dell’Emilia Romagna i giorni precedenti l’evento. Abbiamo infatti assistito all’avvicendarsi piuttosto repentino e veloce di una massa d’aria dalle caratteristiche già estive, con una assai fresca ancora tardo invernale. (aria fredda nord-atlantica)

La molteplicità dei fattori che sono accorsi a generare dei vortici così intensi, rappresentano uno dei rebus che da sempre caratterizza la complessa imprevedibilità del nostro clima. Oltre al rapido avvicendarsi di due masse d’aria dalle caratteristiche termodinamiche così diverse, non meno importante è stata l’attivazione a livello locale di una vivace ed umida ventilazione orientale. Questa ventilazione dal mar Adriatico è andata in collisione con l’aria secca e calda in discesa dall’Appennino.

Dalla netta convergenza tra queste due masse d’aria ne è scaturito un intenso processo convettivo, alimentato nei bassi strati da aria molto umida e piuttosto tiepida. (temperature pre-evento attorno +28) La presenza di una marcata convergenza di questi due venti in prossimità del suolo spiega l’origine dei temporali supercellulari e della intensa convezione, tuttavia non rappresenta una spiegazione altrettanto valida in merito l’origine intrinseca dei fenomeni vorticosi.

La spiegazione che più di altre si potrebbe avvicinare alla realtà, risiede probabilmente nella ancora sostenuta circolazione dei venti negli strati prossimi al suolo, caratteristica delle depressioni primaverili od autunnali. E’ infatti noto presso i più famosi studiosi dei fenomeni tornadici, come la circolazione dei venti negli strati prossimi al suolo (0 – 1000 metri sul livello del mare) svolgano un ruolo fondamentale circa la genesi di tornado al di sotto delle supercelle.

Questa condizione si verifica più facilmente nella seconda parte della primavera e nella primissima parte dell’estate, mentre al contrario le saccature estive, pur inserite in un contesto di grande calura con un “profilo energetico” (mix di calore ed umidità) certamente più importante, risultano in realtà meno adatte alla genesi del fenomeno tornadico.

Storm Report del servizio Arpal Emilia Romagna:

http://www.arpa.emr.it/cms3/documenti/_cerca_doc/meteo/radar/rapporti/Rapporto_meteo_20130503.pdf

Links utili: http://www.meteonetwork.it/models/ by Meteonetwork

Si ringraziano tutte le persone che hanno gentilmente concesso la pubblicazione delle proprie fotografie.

Tesko

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