dic 022012
 
copertina

ANALISI SINOTTICA: Nella giornata di domenica 2 dicembre un letto di correnti nord-occidentali che trasportano aria molto fredda in quota determinano la nascita improvvisa durante la seconda metà del pomeriggio di un isolato cumulonembo proprio davanti il golfo di Genova. Il cumulonembo è nato in convergenza con l’irruente vento freddo e secco che faceva ingresso da nord proprio in quelle ore.

Il gradiente termico verticale risultava altrettanto esasperato con un forte calo della temperatura che dai valori relativamente miti presenti negli strati prossimi al suolo, scendeva di parecchi gradi sino a valori pesantemente negativi appena oltre i 1000 metri di quota.

Il sopraggiungere di una massa d’aria così fredda e secca sopra un mare ancora relativamente caldo ha permesso la formazione di questo cumulonembo con annesso grossa tromba marina. I primi cumuli si sviluppano nel pomeriggio sulla riviera di ponente. Il getto teso da nord-ovest ha trasportato poi gli addensamenti cumuliformi sul levante genovese dove sono evoluti in cumulonembo generando una tromba marina poco a largo di Bogliasco/Recco.

Con l’arrivo della sera l’area temporalesca si è spostata velocemente verso sud-est interessando solo limitati settori costieri dello spezzino e della Toscana.

William Demasi

 

 

 

Fotografie di Stefano Spadacini ed Ermanno Scavo.

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nov 082012
 

L’impegno del nostro team è quello di fotografare ed immortalare quanti più temporali possibili. Tuttavia ognuno di noi possiede anche una sua vita privata e degli impegni.

Non è quindi a prescindere possibile poter cacciare ed inseguire tutti i temporali che nel corso di una stagione avvengono a spasso per l’Italia. Oltre all’assiduo impegno che un’impresa di questo genere richiederebbe, sarebbe “quasi” impossibile anche da un punto di vista strettamente “logistico” coordinare tutte le cacce, per non parlare dell’aspetto economico.

Questo articolo ha l’obbiettivo di “raccontare” con le fotografie di altri stormchasers italiani, i temporali più spettacolari che nell’anno 2012 lo Zenastormchaser non è riuscito ad intercettare.

Buona visione!

Tornado venezia 12 giugno 2012



Supercella piemontese 21 giugno 2012








Supercella novarese 6 giugno 2012:




Supercella  Santhià 10 luglio 2012







Supercella tornadica padova, primo settembre 2012






Supercella Lombardia Villongo Sant’Alessandro, 25 settembre 2012


Supercella Veneziano 26 settembre 2012



Ringrazio Valentina Abinanti, Andrea Tritto, Alessandro Piazza, Andrea Griffa, Nikos Chiodetto, Andrea Colombo, Alessandro Biasion per le fotografie da loro gentilmente concesse.

 Links utili: www.tornadoseeker.com di Valentina Abinanti.

Ricordo infine a tutti quelli che leggeranno questo sito e troveranno i relativi contenuti accattivanti ed interessanti, che lo Zenastormchaser è aperto a qualsiasi tipo di collaborazione che abbia come tematica principale i temporali.

Non intende quindi essere sito web “ermetico” chiuso in se stesso ma accetta le collaborazioni delle persone. Sarebbe interessante avere una panoramica completa non solo dei temporali che avvengono al settentrione, ma anche di quelli che avvengono sul resto del Paese oppure nel Mediterraneo o l’Europa.

Se volete collaborare con noi scriveteci pure senza problemi! L’unica cosa che cortesemente richiediamo sono fotografie di buona qualità ed una descrizione del luogo dove avete fotografato il temporale.

Email: demasi.william@gmail.com

Grazie a tutti.

William Demasi

 

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set 242012
 

Situazione sinottica 24 settembre: 

Nel pomeriggio del 24 settembre una vistosa ondulazione del getto sia a 500hpa che a 700hpa provocherà la formazione di un sistema di temporali esteso centinaia di chilometri da nord-est verso sud-ovest.

Questa ondulazione fa capo ad una estesa figura di bassa pressione dalle caratteristiche autunnali che prende possesso dell’intera Europa occidentale. A provocare la formazione dei temporali un cospicuo pacchetto di aria fredda che viene prepotentemente scaraventata verso est andando in poche ore ad invadere un’area occupata da aria piuttosto calda ed umida.

Oltre agli onnipresenti temporali sulla Val Padana, l’avanzato periodo stagionale favorirà la formazione di due intensi cluster temporaleschi sul golfo ligure. Il cluster più meridionale colpirà la città della Spezia provocando fortissimi venti di gust-front con alcuni danni nell’area portuale.

Il cluster più a nord colpirà invece la città di Genova presentando uno spettacolare fronte d’avanzata ed una spiccata rotazione mesociclonica al di sotto della sua base.

Passaggio del fronte temporalesco sul nord-ovest italiano. Intensi temporali di passaggio sia su val Padana che sul mar Ligure. Il cluster più intenso del sistema temporalesco transiterà a largo di Genova investendo La Spezia.

Il groppo temporalesco che nel pomeriggio del 24 settembre ha interessato le coste liguri.

Le animazioni del Metradar evidenziano sia l’organizzazione dei sistemi temporaleschi lungo il fronte freddo, sia l’elevata attività elettrica all’interno delle nubi temporalesche.

Giornata di caccia:

La mattinata ed il primo pomeriggio del 24 settembre su Genova si presentano caldi ed afosi. Una sostenuta ventilazione sud-orientale di Scirocco spazza la città accumulando grossi cumuli con la base bassa ed una struttura turbolenta contro i rilievi dell’Appennino. Al passaggio dei cumuli più grossi cadono dei radi goccioloni di pioggia.

La situazione peggiorerà rapidamente attorno metà pomeriggio quando maestoso da ovest verso est si farà strada l’intenso fronte temporalesco che in breve tempo ingloberà tutta la città.

Fotografiamo l’avanzata del temporale sino alla nostra posizione riprendendone tutte le fasi da una zona panoramica in prossimità di un molo. Una volta superati dal fronte temporalesco decidiamo di muoverci in tutta fretta verso est  nel tentativo di intercettare il secondo temporale diretto verso La Spezia.

Questo tentativo non andrà a buon fine. Il fronte si muove verso est con molta velocità ed arriveremo al confine tra Liguria e Toscana troppo tardi. Decidiamo così di fermarci a Massa Carrara per fotografare il fronte di cumulonembi presente poco più ad ovest ed alimentato da un sostenuto inflow da sud-est con temperature sino a 26-27 gradi.

L’ondulazione del getto a 500hpa accompagnato dall’aria fredda non riuscirà a compiere ulteriore strada verso est, il fronte temporalesco non riuscirà quindi a coinvolgere la Toscana che risulterà solo spettatrice di uno spettacolo di nubi convettive con updraft esplosivi nel pomeriggio-sera lungo la linea di convergenza a quel punto divenuta per poche ore quasi stazionaria.

Avvicinamento supercella:

 

Convergenza confine Liguria – Toscana:

 

Ulteriori intensi temporali da fronte caldo interesseranno nuovamente la Liguria e l’alta Toscana il 26 settembre con alcune intense precipitazoni che interesseranno diversi tratti costieri della riviera di levante.

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set 222012
 

Sotto un punto di vista strettamente fisico, per punto di rugiada si intende un particolare stato termodinamico. Una particolare condizione fisica in cui una miscela costituita da liquido + vapore (miscela bifase) diviene satura di vapore. Tale condizione può esistere solo nel caso di miscele di più sostanze chimiche assieme.

Nei casi di sistemi monocomponenti, cioè costituiti da una sola sostanza chimica allo stato puro, il passaggio di fase liquido-gas avviene attraversando il punto di ebollizione. Il punto di ebollizione è un preciso valore nel quale un liquido passa allo stato gassoso. Si tratta quindi di una zona in cui coesistono assieme lo stato gassoso di una sostanza e lo stato liquido.

Nei sistemi multicomponente (quali ad esempio l’aria) il passaggio di fase allo stato gassoso avviene attraversando una zona bifase liquido-gas caratterizzata da due condizioni.

-una condizione è detta “punto di rugiada”.

-la seconda condizione detta “punto di bolla”.

Il punto di rugiada si trova a cavallo tra la zona di esistenza del gas (o vapore nel caso dell’atmosfera) e la zona di esistenza gas-liquido.

Il punto di bolla si colloca a cavallo tra la zona di esistenza del liquido e quella di esistenza della miscela gas-liquido.

Tali valori sono sempre rappresentati da un numero preciso che varia a seconda del variare della pressione.
In meteorologia si usa parlare di punto di rugiada (inglese dew point) la quota alla quale bisogna portare una massa d’aria (o meglio la miscela di aria e vapore), a pressione costante, per farla divenire satura di vapore d’acqua.

Tale valore può essere positivo (in caso di temperature sopra lo zero) o negativo (in caso di temperature sotto lo zero). Se il Dew Point si trova a temperatura negativa può essere definito anche “punto di brina”.

Se una massa d’aria viene portata a superare il punto di rugiada, si passerà ad una condizione in cui la massa d’aria viene detta “sovrassatura”. In una massa d’aria sovrassatura il vapore in eccesso condenserà formando le nubi se il punto di rugiada viene raggiunto in quota. La condensazione si manifesterà invece come nebbia se il punto di rugiada viene raggiunto negli strati prossimi al suolo.

La capacità della massa d’aria di contenere vapore acqueo diminuisce con il calare della temperatura. Da questo concetto è facilmente deducibile che per portare una massa d’aria a pressione costante sino al punto di rugiada, bisogna raffreddarla. Affinché tale massa d’aria diventi satura occorre che la percentuale di vapore acqueo dentro di essa raggiunga il valore massimo, cioè il 100%.  Il valore di 100% è espresso da un altro parametro chiamato umidità relativa. L’umidità relativa ci indica che è stato raggiunto il tetto massimo di vapore d’acqua che la massa d’aria presa in esame può contenere. Abbiamo quindi raggiunto il punto di saturazione della massa d’aria. Un ulteriore calo della temperatura provocherebbe la condensazione dell’umidità in eccedenza sotto forma di nebbie e nubi.

Se ciò avviene al suolo porta alla formazione di rugiada oppure di nebbia se la massa d’aria è particolarmente umida. Analogamente se il punto di rugiada è negativo, al suolo si manifesterà il fenomeno della brina. Alti valori di umidità porteranno invece alla formazione della galaverna, la quale si forma per brinamento delle goccioline sopraffuse della nebbia su oggetti sopraelevati rispetto al terreno.

Se invece il fenomeno avviene in quota, si ha come detto, la formazione delle nubi.

Umidità assoluta – umidità relativa.

L’umidità dell’aria esprime in che modo si relaziona il vapore acqueo con gli altri gas atmosferici. In parole povere l’umidità dell’aria viene rappresentata dal vapore acqueo che in funzione della temperatura T e pressione atmosferica P si mescola ai gas della nostra atmosfera. Il volume di vapore d’acqua che può essere contenuto in una data massa d’aria è soggetto a limiti ben definiti.

Il rapporto tra la massa di vapore contenuta nell’aria all’interno del recipiente ed il volume da essa occupato prende il nome di umidità assoluta dell’aria:

Ψ = Mvap  / Va [g/m3]

Mvap =  massa di vapore contenuto nel volume d’aria  interno al cilindro
Va = volume d’aria

Il valore di umidità assoluta è un numero ben preciso e cambia al variare della temperatura. Più decresce la temperatura dell’aria e più il valore di umidità assoluta decresce con esso. Questo significa che una massa d’aria calda ha più capacità di contenere vapore acqueo rispetto ad una analoga massa d’aria fredda, a parità di volume.

Il motivo di questo comportamento è da ricercarsi nelle caratteristiche “microfisiche” degli atomi e le molecole che costituiscono la nostra atmosfera. Una temperatura più calda significa essenzialmente che il moto delle nostre particelle è più turbolento ed irrequieto. Possiamo immaginare gli atomi della miscela di gas surriscaldato che sbattono da una parte e dall’altra urtandosi a vicenda con molto vigore.

Una diminuzione della temperatura corrisponde a dei movimenti più lenti e meno energetici degli atomi che costituiscono l’atmosfera. Avendo le particelle atomiche dei movimenti più leggeri, il gas  tenderà ad occupare meno volume, essendo minore la quantità di energia cinetica delle singole particelle.

Diminuendo gli spazi intermolecolari tra una particella e l’altra, diminuisce conseguentemente la capacità che le molecole di acqua si infiltrino all’interno della miscela gassosa.

Per contro, movimenti molecolari ed atomici più esasperati, corrispondenti a temperature maggiori, creano “maggiore spazio” tra una particella e l’altra, consentendo a maggiori molecole di vapore di infiltrarsi all’interno della miscela.

Questo concetto spiega anche perche l’aria fredda risulta più densa e più pesante rispetto all’aria calda. Essendo che in una massa d’aria fredda le particelle atomiche risultano in uno stato più vicino alla quiete (idealmente si avvicinano allo stato liquido) diminuiscono notevolmente gli spazi intermolecolari tra l’una e l’altra particella. Ne consegue una densità di massa d’aria maggiore rispetto all’aria calda. Questo ragionamento è espandibile anche al concetto di “volume”.

Una massa di aria calda occupa maggiore spazio rispetto ad una massa di aria più fredda. La massa rimane la stessa, ma cambia il volume occupato, maggiore per l’aria calda in virtù della maggiore oscillazione molecolare.

Il valore di umidità assoluta mal si presta a comprendere quale sia l’effettiva vicinanza o lontananza della massa d’aria alla saturazione. Esso esprime soltanto la massima quantità di vapore che può essere contenuto in un chilogrammo d’aria a pressione e temperatura costanti.

In questa tabella sono indicati alcuni valori in grammi del tetto massimo di vapore acqueo che può essere contenuto in 1 chilogrammo di aria al suolo, al variare della temperatura. Sono valori riferiti alla pressione media di 1013 millibar. (mb)

°C        -10     0      10       20       30       40
g/Kg    1,7    3,6    7,2    13,6    25,0    45,0

L’umidità relativa è invece il parametro che si presta maggiormente ad esprimere un rapporto diretto, espresso in punti percentuali, dell’effettiva vicinanza della massa d’aria al suo punto di saturazione. Non fornisce quindi alcuna informazione riguardo il contenuto effettivo, misurabile di umidità dentro una massa d’aria. Quello che noi percepiamo “fisicamente”, come benessere o malessere fisico è appunto la vicinanza o la lontananza della massa d’aria al punto di saturazione, in relazione alla temperatura.

Facendo un paio di esempi in base alla tabella riportata in precedenza:

Per essere alla saturazione, un chilogrammo di aria a 20°C contiene 13.6 grammi di vapore acqueo al suo interno. Significa che la massa d’aria presa in esame si trova esattamente al suo punto di rugiada. Il suo valore di umidità relativa (Ur) è pari al 100%!

Immaginando di poter raffreddare questa massa d’aria anche di un solo grado rispetto a questo valore, si andrebbe in sovrassaturazione con condensazione del vapore e formazione di nubi o nebbie.

Un secondo esempio, più vicino alla realtà potrebbe essere questo:

Un chilogrammo d’aria a 10°C contiene solo 4.8 g di vapore. La sua umidità relativa è data da questo rapporto:

Ur= [4,8 (Ha) : 7,2 (Hs)] x 100 = 66%

Dove per Ur si intende l’umidità relativa, Hs l’umidità di saturazione, Ha l’umidità assoluta.

Il valore percentuale di 66 corrisponde al valore di umidità relativa presente a pressione costante nella massa d’aria in questo esempio. Questo numero è dato dalla relazione esistente tra l’umidità assoluta e l’umidità relativa.

Se ne può dedurre che, a differenza dell’umidità assoluta, l’umidità relativa ci da un idea chiara dello stato fisiologico di benessere o malessere dati dalle condizioni climatiche in una data area. Essa stabilisce il concetto di caldo afoso o caldo torrido. Oppure di freddo umido o freddo secco.

Questo è il motivo per cui durante la stagione estiva valori elevati di temperatura associati a tassi altrettanto elevati di umidità relativa corrispondono condizioni generali afose, con sensazione di disagio e malessere fisico.

- si parla di caldo afoso quando al caldo si associano alti tassi di umidità relativa.

- si parla di caldo torrido quando al caldo si associano bassi tassi di umidità relativa.

Analogamente per il freddo, si usa parlare di:

- Freddo umido il freddo accompagnato da alti livelli di umidità relativa.

- Freddo secco il freddo accompagnato da bassi livelli di umidità relativa.

Esistono alcune tabelle che mostrano con maggiore chiarezza la relazione esistente tra benessere fisico, temperatura ed umidità relativa, in che modo questi tre elementi si relazionano tra di loro. Nelle più diverse forme concorrono a dare al nostro tempo atmosferico le sembianze di un clima gradevole, piuttosto che afoso. Attraversando varie fasi, si passa da condizioni di normalità, sino alle ipotesi più estreme nella parte in alto a destra della tabella. Sulla verticale abbiamo l’umidità, sull’orizzontale la temperatura.

Per le situazioni fredde sono stati definiti dei limiti sperimentali per valutare quale sia la soglia effettiva di umidità relativa, in relazione alla temperatura, superata la quale il freddo diviene altrettanto fastidioso. La tabella sotto riportata può essere utile per avere più chiari quali siano questi limiti.

Ur%

90

85

80

75

70

65

60

55

50

45

40

T°C

3,5

2,8

2,2

1,8

1,5

0,5

0

-0,3

-0,5

-1,5

-2,5

Condensazione ed evaporazione.

Condensazione ed evaporazione sono due processi termodinamici che influenzano costantemente il nostro clima. Sono due processi visibili a tutti con l’estrema variabilità che il tempo atmosferico ci mostra ogni giorno, anche nei periodi di apparente stasi atmosferica.

A regolare i processi fisici alla base di questi fenomeni, la richiesta o la cessione di calore dell’ambiente esterno svolgono un ruolo fondamentale.

Una caratteristica che accomuna tutti i cambiamenti di stato è la temperatura. I valori termici durante un passaggio di stato sono sempre a temperatura costante. La temperatura del vostro sistema rimane stabile sino a quando la trasformazione non è avvenuta completamente.

Calore sensibile e calore latente.

Sono due concetti che esprimono grandezze fisiche differenti. Si usa parlare di calore sensibile il calore somministrato ad un sistema, il quale sia perfettamente percepibile e quantificabile da parte di un essere vivente, persona animale, sia registrabile da uno strumento come valore numerico preciso. Si tratta quindi dell’espressione di un concetto di calore o temperatura a cui tutti siamo in grado di attribuire un preciso significato.

Si usa invece parlare di calore latente, il calore che è necessario somministrare ad un corpo, per far avvenire un cambiamento di stato a temperatura costante. A seconda di quale sia il cambiamento di stato, si usa parlare di calore latente di fusione/solidificazione oppure calore latente di vaporizzazione/condensazione.

Quello che è importante sapere è che tutti i processi che portano il vapor d’acqua alla condensazione e successivo eventuale congelamento, liberano calore nell’atmosfera e concorrono a riscaldarla.

Il fenomeno opposto di fusione – evaporazione, o addirittura sublimazione (come nel caso di una precipitazione nevosa che attraversa strati di aria molto secca) sono invece processi che prelevano il calore dall’atmosfera raffreddandola.

Calore latente di fusione – calore latente di evaporazione.

Quando viene scaldato un solido, per esempio del ghiaccio, la sua temperatura aumenta e così pure l’energia cinetica delle molecole. Alla temperatura di fusione che è caratteristica di ogni sostanza, il calore fornito viene assorbito sino a che tutto il solido non è passato allo stato liquido. Questo calore viene definito calore latente di fusione perche non provoca alcun innalzamento della temperatura. Quando tutto il solido è fuso la temperatura torna a salire sino alla temperatura di ebollizione. Sinchè tutte le particelle non sono allo stato aeriforme la temperatura rimane costante e il calore fornito viene speso per far avvenire il passaggio di stato, il processo prende il nome di calore latente di evaporazione. Continuando a fornire calore la temperatura torna a salire.

Mettiamo ora in relazione in un grafico la temperatura in funzione del tempo.

Il primo segmento rappresenta il riscaldamento del solido. Nel punto A il solido fonde. La temperatura rimane costante sino a che non è completamente fuso. Nel punto B il liquido aumenta la sua temperatura sino al punto C, che rappresenta la temperatura di ebollizione. Il calore fornito non provoca alcun aumento di temperatura sino al punto D, in corrispondenza del quale, tutto il liquido è passato allo stato gassoso. Dal punto D il gas potrà aumentare nuovamente la sua temperatura.

Il calore latente di fusione ed il calore latente di evaporazione, come accennato sopra, sono quantità di energia ben definite, e questa energia viene sottratta direttamente dall’ambiente circostante per essere impiegata nei passaggi di stato. Ne deriva che questi due passaggi di stato sottraggono quindi calore all’atmosfera raffreddandola.

Come detto, per produrre un passaggio di stato occorre fornire calore al sistema. La quantità di calore fornito dipende dalla sostanza che si prende in considerazione, dalla pressione e dal tipo di passaggio di stato.

Per quanto riguarda l’acqua, queste sono le quantità di calore latente necessarie, espresse in calorie, per far avvenire il passaggio di stato. Solido – liquido, liquido – gas.

Calore latente di fusionef quantità di calore necessaria a fondere 1 g di ghiaccio

f = 80 cal/g
Calore latente di evaporazione = quantità di calore necessaria a evaporare 1 g di acqua
e = 540 cal/g

La relazione che esprime il calore necessario al passaggio di stato è dato da questa formula fisica:

Il calore  Q  all’interno del sistema non influisce sulla sua temperatura, è proporzionale alla quantità di sostanza m che ha cambiato fase. Questo processo continua sino a che tutta la sostanza non è passata completamente di fase, cioè non si è completato il processo di passaggio di stato.

Per una maggiore comprensione di quanto detto sinora, il diagramma di seguito mostra i passaggi di stato dell’acqua da solido a gas, ed i relativi calori latenti di fusione ed evaporazione in corrispondenza dei passaggi di stato.

Questo secondo diagramma mostra sempre il medesimo grafico sui passaggi di stato, ma fornisce anche delle informazioni in più riguardo l’effettiva quantità di energia richiesta, espressa in Joule, per il passaggio di stato completo da solido a liquido e da liquido a gas di 1 kg di acqua.

Calore latente di condensazione – calore latente di solidificazione.

Nei casi di fusione – evaporazione viene sottratto calore all’atmosfera, e questo processo porta ad un raffreddamento della temperatura. Nei casi di condensazione – brinamento viene invece ceduto calore all’atmosfera portando un riscaldamento. Lo stesso calore che l’acqua aveva precedentemente assorbito per evaporare, viene poi rilasciato dalla condensazione.

Una volta che la massa d’aria ha raggiunto il tasso di umidità relativa del 100%, avviene la condensazione. Condensare una massa d’aria è un processo esotermico, libera quindi calore latente.

In questo caso si usa definire il fenomeno come calore latente di condensazione, oppure calore latente di solidificazione.

Esso è uno dei principali “propulsori” in grado di innescare le correnti convettive in atmosfera, e di provocare la formazione di temporali.

Il processo che porta al congelamento del vapore acqueo in atmosfera, comporta l’espulsione nell’ambiente atmosferico di altro calore ed è quindi anch’esso un processo esotermico.

 

 Posted by at 02:49
set 012012
 
01

Durante le prime ore di domenica due settembre un minimo di bassa pressione in quota, con la presenza di temperature di quasi -20 a 500hpa nel suo core, ha favorito l’innesco di alcuni violenti temporali a spasso tra mar di Corsica e mar Ligure. Alcuni di questi temporali presentavano un’attività elettrica molto spiccata e vivace.

Lungo la costa ligure da levante sino al savonese il vento da nord-est impostato già da diverse ore rendeva l’atmosfera tersa e limpida. Spostandosi verso il mare però la situazione cambiava bruscamente. Un’attiva convergenza tra i venti meridionali che si spingevano sin verso l’alto mar Ligure e la ventilazione settentrionale sottocosta ha favorito la formazione dei cumulonembi.

I temporali si sono mantenuti sempre a debita distanza dalla costa genovese mostrando tutta la loro struttura. L’aria secca rendeva possibile fotografare le fulminazioni all’interno delle nubi convettive illuminate dai fulmini e dalla luna.

Al termine dell’evento durante l’alba di domenica Genova sarà rimasta sempre al di fuori dei fenomeni “protetta” da un vento settentrionale che non si è mai attenuato, spettatrice di una eccezionale tempesta di fulmini a pochi chilometri dalla costa. La riviera di ponente, segnatamente le località ad ovest di Savona hanno invece sperimentato alcuni intensi rovesci temporaleschi, talvolta grandinigeni.

 

 Posted by at 00:00
ago 312012
 
09

Durante le prime ore di Venerdì 31 Agosto, una depressione proveniente direttamente dal Mar Artico, ha investito il Golfo del Leone con isoterme prossime ai -20°C a 500hpa, tuffandosi sulla calda superficie del Mar Ligure. Forti temporali di tipo frontale hanno interessato la Liguria accanendosi sul capoluogo genovese con pioggia, colpi di vento e grandine.

Alle ore 22.00 lo ZenaStormChaser si ritrova all’uscita dell’Autostrada di Rapallo. Il cielo è ancora sereno e poco promettente, così decidiamo di attendere lo sviluppo degli eventi, portandoci sulla Ruta di Camogli, con il panorama sul Golfo di Genova. I fenomeni più intensi sono attesi a partire dalla mezzanotte.

Alle ore 02.00 circa del mattino, i primi lampi verso la parte ovest del golfo, iniziano ad illuminare il cielo.  Subito ci colleghiamo al Satellite ed al Radar che conferma la nascita di una cella sulla Val Varenna di Pegli. Con il passare dei minuti la frequenza dei fulmini aumenta fino a divenire quasi costante. L’aria fredda in quota porta i suoi effetti amplificando la convezione.

Dopo un’oretta di scatti al temporale sulla Val Varenna, la convezione inizia ad innescarsi anche sul mare. Una lunga linea di cumuli che dal promontorio di Portofino arriva sino a Genova, tende a svilupparsi verticalmente sotto una calma irreale. La lunga linea di cumuli si avvicina lentamente alla costa, nel contempo si sviluppa verticalmente e la parte superiore inizia a ghiacciare.

Cogliendo tutti di sorpresa un primo fulmine si abbatte sul mare poco lontano dalla nostra posizione annunciandoci l’innesco del primo temporale marittimo della nottata.

Alle ore 04.00 circa del mattino, il temporale diventa sempre più intenso con fulminazioni davvero potenti e tuoni continui. Una cortina di rovesci intensi inizia ad investire Genova.  Il temporale nasce in seno ad una blanda convergenza attiva davanti a Genova e su cui l’updraft del temporale marittimo prendeva vigore.

Alle prime luci dell’alba l’intenso temporale continua ad interessare il Golfo ed acquista una blanda rotazione. Alla base notiamo lo sviluppo di alcune Funnel. Gli amici di caccia Valentina Abinanti e Niccolò Ubalducci segnaleranno in quel momento la formazione di una breve tromba marina con imbuto non condensato.

Dopo quasi 5 ore dalla sua formazione, il temporale marittimo alle ore 07.00 circa perde di potenza e cede il passo a nuovi nuclei in formazione sul golfo del Tigullio.

 Durante la notte:

Durante l’alba: