nov 092011
 

La depressione che ha dato origine al potente guasto del tempo in questa prima decade di novembre, ha subito un evoluzione e una trasformazione del tutto peculiare rispetto all’evoluzione tipica di una depressione extratropicale classica.

Per ricercare l’origine di questo particolare fenomeno, bisogna fare un discorso più approfondito in merito a ciò che è stato, termicamente parlando, il periodo compreso tra il mese di agosto e il mese di ottobre.

I tre mesi agosto 2011-ottobre 2011 sono stati caratterizzati da temperature particolarmente elevate. I valori termici elevati sono stati provocati da forti e persistenti anticicloni che per diverse settimane hanno occupato l’area mediterranea. Di fatto il mese agosto, ma poi specialmente la coppiata settembre e ottobre si sono distinti per le elevate temperature e la scarsità di precipitazioni. Le perturbazioni, qualora presenti, si sono limitate soltanto a sfiorare l’arco alpino, restando confinate generalmente oltre 50 esimo grado di latitudine nord.

Questa perdurante fase di stabilità ha consentito alle acque del Mediterraneo di conservare il proprio calore sino al mese di novembre, disperdendo solo una modesta parte del suo potenziale energetico.

I TLC (tropical like cyclones) sono perturbazioni particolari, che traggono origine dalle calde acque del Mediterraneo ed hanno morfologia e struttura analoghe a quelle dei fratelli maggiori oceanici. I tifoni e gli uragani.  Di fatto i TLC possono essere paragonati a piccoli uragani tropicali in miniatura.

Cambia invece l’origine di queste tempeste. Negli uragani tropicali infatti, il crollo della pressione e il conseguente sviluppo del minimo barico profondissimo, nasce da un enorme disponibilità di calore latente di condensazione, in grado di soddisfare l’analoga altrettanto potente convezione che è uno dei primi passi, obbligati, per lo sviluppo del futuro uragano o tifone che sia.

Nel caso dei TLC non è l’esasperazione della semplice e naturale convezione, elemento tipico degli ambienti molto umidi tropicali ad avviare la formazione della tempesta. Nel mar Mediterraneo occorre un fattore scatenante atto a creare l’habitat ideale per la nascita della futura depressione. Il fattore scatenante è quasi sempre una depressione extratropicale delle medie latitudini, normalmente alimentata da aria fredda, con un fronte caldo ed un fronte freddo ben caratterizzati e ben distinti.

L’evoluzione successiva è l’approdo della depressione nel mar Mediterraneo, in un luogo e un ambiente sufficientemente caldo da consentire la genesi del TLC.

A segnare il passo da una circolazione ciclonica tipica delle medie latitudini, ad una simile agli standard tropicali, è il contributo offerto dal mare per l’ascesa dell’aria, il quale causa raffreddamento per espansione adiabatica con condensazione di vapore acqueo. La condensazione a sui volta libera calore latente di evaporazione, cioè il calore che precedentemente l’acqua aveva assorbito durante l’evaporazione. Questo calore, che si aggiunge alla presenza di aria già calda nel luogo di origine della tempesta determina un ulteriore potente spinta di galleggiamento, con potente ascesa dell’aria sino a quote elevate. Una volta raggiunta la quota di congelamento viene liberato calore latente di fusione secondo un meccanismo che può alimentarsi anche per parecchio tempo.

Se le condizioni favorevoli all’ascesa dell’aria persistono per diverso tempo, l’ascesa stessa dell’aria causa la formazione di un vortice, agevolato dalla forza deviante. (nota come forza di Coriolis) Giunti in questa fase la depressione funziona analogamente ad una pompa. Aspira direttamente dal mare aria umida e molto tiepida intensificandosi. L’elevata spinta ascendente determina un crollo della pressione, forte differenza di pressione tra la zona periferica e l’occhio della tempesta.

Per misurare l’intensità dei venti sviluppati sia dagli uragani che dai fratelli minori TLC è normalmente usata a livello internazionale la scala Saffir-Simpson. La scala va da 1 a 5, appositamente studiata per valutare gli effetti nel vento nei cicloni tropicali. Date le energie messe in gioco sono minori nei nostri mari rispetto agli oceani tropicali, sarà ben difficile avere delle categorie 3, 4 o 5 sul Mediterraneo.

Il Mediterraneo, vuoi per la posizione particolare che occupa nello scacchiere atmosferico globale, vuoi per le sue coste, ricche di golfi promontori ed isole, rimane una delle aree più ciclogenetiche al mondo. (cioè aree adatte alla formazione di depressioni)

La piccola tempesta tropicale nata tra il mar di Corsica ed il golfo del Leone, è sorta dalle ceneri della vasta depressione atlantica responsabile delle alluvioni avutesi a Genova in data 4 novembre.

La lunga pausa anticiclonica che si è protratta sino ad ottobre inoltrato, è stata fondamentale per la genesi di questa piccola tempesta tropicale. Analogamente a quanto avviene per gli uragani tropicali, il piccolo ciclone mediterraneo ha preso il nome di Rolf e nella sua fase di TLC è durata circa 24 ore. La trasformazione da normale depressione delle medie latitudini, a depressione di tipo tropicale è avvenuta tra le Baleari e la Sardegna, evolvendo ed intensificandosi nel suo successivo spostamento verso nord, risalendo il Mediterraneo.

La formazione della depressione in quella porzione di Mediterraneo probabilmente non è stata casuale, in quanto quella porzione di mare si trovava già da diverso tempo in anomalia positiva. Uno scarto superiore alla media di almeno un paio di gradi, è stata probabilmente una delle cause scatenanti del fenomeno.

La carta mostra lo scarto dalla media delle temperature superficiali marine nel mese di novembre. Si osserva come l’area di origine della depressione, cerchiata in nero, corrispondesse all’area nel Mediterraneo con maggiore scarto positivo rispetto alla media del periodo. Circa un paio di gradi superiore alle normali temperature del mese di novembre. Fonte INGV.

 

Carta di previsione dei venti al suolo nella zona di origine del TLC. Si notano chiaramente la struttura ciclonica della perturbazione con venti che soffiano forte tutto intorno ad un evidente occhio. Fonte: LAMMA Toscana.

All’interno di un TLC, analogamente a quanto accade per un ciclone tropicale, è la differenza in termini di temperatura e struttura intrinseca della depressione a fare la differenza. Normalmente le depressioni classiche extratropicali per essere mantenute in vita, hanno bisogno di un alimentazione fredda più o meno diretta, che assicuri nel corso del tempo una differenza sempre netta tra fronte caldo e fronte freddo. In un TLC l’alimentazione fredda non è più necessaria per mantenere in vita la tempesta. La differenza che intercorre tra una depressione tropicale ed una extratropicale sta proprio in questo concetto.

Un TLC è una depressione a cuore caldo, caratterizzata da elevate spinte ascensionali, con temperature maggiori al suo interno rispetto alle zone circostanti. Una normale depressione mediterranea, frutto per esempio, di un ondulazione del getto polare, (onde di rossby) sarà sempre caratterizzata nella vicinanza al suo centro di bassa pressione, dalla presenza di aria più fredda rispetto alle zone circostanti. Un TLC presenta invece un cuore sempre carico di aria calda.

La seconda differenza, più sottile ma non meno importante, un TLC ha una struttura barotropica.  Possiede cioè un minimo al suolo ben definito che si estende in altitudine in tutti i vari strati atmosferici. Avremo quindi corrispondenza diretta tra il minimo al suolo, a 850hpa, a 700hpa a 500hpa e così via.

Caratteristica tipica delle normali depressioni mediterranee è invece quello di non avere rispondenza tra il minimo o i minimi nei bassi strati e quelli presenti in quota. Abbiamo cioè a che fare con depressioni barocline, in cui il minimo al suolo non corrisponde all’analogo minimo in quota e non c’è corrispondenza diretta tra quello che succede negli strati prossimi al suolo e quello che invece è la sinottica in quota.

Carta del tempo relativa ai geopotenziali e alle temperature a 850hpa il giorno del TLC. Si denota la presenza di un forte calo dei geopotenziali nell’area del ciclone, evidenziate dalle linee bianche concentriche. Una così forte differenza tra il centro della depressione e la parte periferica, giustifica la presenza di venti forti intorno al TLC. I colori rappresentano le temperature alla quota di 850hpa. Come si può notare, l’intensa convezione, il prelevamento diretto di aria calda e umida dalla superficie marina, comporta temperature in quota più elevate rispetto alle zone circostanti. Quest’ultimo aspetto conferma la natura tropicale del ciclone. Evidenzia la ormai totale assenza di alimentazione fredda in tutte le zone della depressione. Tale mancanza è associata alla forte convezione presente in quel momento nelle aree interessate. Fonte immagine: modello MNW

 

Questa carta è relativa alla pressione al suolo e i geopotenziali a 500hpa. (circa 5500 metri) C’è perfetta rispondenza tra quello che è il minimo di geopotenziale a 500hpa evidenziato con una scala di colori, e il corrispondente minimo al suolo, (isobare bianche) perfettamente sovrapponibili. Siamo quindi in presenza di una struttura barotropica, con corrispondenza di uno stesso minimo ciclonico alle varie quote atmosferiche, dal suolo sino a quote elevate. A tal riguardo notare anche la posizione del minimo a 850hpa nella figura precedente, anch’esso sovrapponibile. Fonte immagine: modello MNW

 

Carta relativa alla pressione al suolo dal modello ad area locale BOLAM. Si può notare come i valori di pressione raggiunti dal TLC nel momento di massima intensità del fenomeno, fossero paragonabili a quelli delle intense depressioni nord atlantiche.

 

Due carte relative a temperature e geopotenziali, rispettivamente a 850hpa e 500hpa. Ancora una volta viene messo in evidenza la perfetta rispondenza tra minimo al suolo, minimo a 850hpa, minimo a 500hpa. Il cuore caldo della depressione risulta ben evidenziato dai colori che il modello attribuisce alle varie temperature.
Fonte: mappe BOLAM www.liguriameteo.it

Una menzione particolare merita la posizione ed il periodo dell’anno in cui ha avuto origine Rolf. Normalmente la zona privilegiata per la genesi dei cicloni mediterranei è il Mediterraneo meridionale. Le aree vicine alla costa nord africana, il mar Egeo, lo Jonio, tra le aree maggiormente quotate. Questo in virtù della posizione maggiormente meridionale di quella porzione di Mediterraneo. Sono aree in cui normalmente la temperatura media marina è maggiore durante tutto l’anno ed una normale depressione mediterranea può trovare ambiente più favorevole ad operare una trasformazione assumendo caratteristiche di TLC.

La zona in cui ha avuto origine Rolf non è usuale. Nonostante la porzione di mare compresa tra il mar Ligure, la Sardegna e la Corsica, le Baleari ed il golfo del Leone sia zona ciclogenetica attiva, normalmente, specie in un periodo avanzato come novembre, le temperature superficiali marine non sono sufficientemente elevate da consentire alle depressioni di degenerare in TLC.

Novembre resta un periodo “poco felice” per la genesi di questo fenomeno nel Mediterraneo settentrionale. In quanto, sempre in virtù delle temperature superficiali marine più elevate, l’interazione depressioni mediterranee-temperature marine elevate raggiunge il suo massimo livello di espressione nel mese di settembre, periodo in cui il fenomeno raggiunge la massima frequenza.

Aree mediterranee in cui è normalmente più frequente il fenomeno TLC. Le frecce indicano la normale traiettoria presa dalle tempeste a seconda del luogo di origine, evidenziato dalle aree più scure. La tempesta mediterranea di questo mese di novembre ha avuto origine in una posizione più settentrionale del normale. Andando a collocarsi nella porzione di mare tra le coste della Corsica e la costa Azzurra, in Francia. La posizione insolita così settentrionale dice molto in merito la tenacità dell’anomalia positiva nel trimestre agosto 2011-novembre 2011. (Disegno di S. Nava)

 

Questo istogramma mostra la frequenza mensile di TLC mediterranei nel semestre da settembre a gennaio.

La trasformazione da normale depressione extratropicale, a ciclone dalle caratteristiche tropicali vere e proprie è avvenuta probabilmente tra la sera e la notte di lunedì 7 novembre. Rolf ha raggiunto la sua fase di massima vitalità, con occhio persistente e ben visibile, durante la mattinata di martedì 8 novembre.  L’evoluzione successiva è stata un graduale spostamento della depressione verso nord, in direzione della costa Azzurra.

Il suo tragitto verso nord è stato accompagnato da un progressivo indebolimento della depressione che, inizialmente è avvenuto lentamente nel corso di martedì pomeriggio. Una volta vicino al mar Ligure nella notte tra martedì e mercoledì è andato accelerandosi il processo di indebolimento del ciclone. Il landfall della depressione ormai morente è avvenuto nella mattinata di mercoledì in prossimità della costa Azzurra, dove il fenomeno è stato accompagnato da pioggia e qualche ora di vento abbastanza forte da nord est.

Immagine satellitare delle ore 15.45 del 07-11-2011: Questa immagine mostra il momento in cui Rolf, da normale depressione mediterranea perdeva l’alimentazione fredda trasformandosi in TLC. Ancora non era presente nessun occhio, ma al centro del ciclone si può notare lo sviluppo di una grossa cella temporalesca rotondeggiante, con vasta incudine provvista di overshooting top. Chiaro segnale di trasformazione in tempesta tropicale sono le bande cirriformi spiraleggianti attorno alla cella temporalesca, secondo la direzione dei venti ciclonici. Queste ultime sono tipiche formazioni nuvolose, proprie dei cicloni tropicali. Fonte: www.sat24.com

 

La circolazione dei venti che dominava la nascente depressione tropicale. Fonte: sat24.com Elaborazione grafica : Luca Angelini.

 

Uno zooming della stessa cella temporalesca. Si osservano ancora meglio la forma tondeggiante dell’incudine, l’overshooting top, le bande cirriformi striate attorno al temporale. In questa fase, il fortissimo updraft del temporale provocava un drastico calo della pressione al suolo, innescando la circolazione ciclonica all’interno del TLC.

 

Il TLC strutturato e provvisto di occhio, ripreso dal sat nel campo del visibile martedì mattina. Fonte: West Cheshire College – Weather – Meteosat 8

 

L’occhio del ciclone e le bande striate attorno ad esso. Immagine sempre nel campo del visibile. Fonte sat24.

 

Sempre nel campo del visibile con prevalenza di toni bianchi. Martedì mattina. Fonte: eumetsat.com

 

Rolf muove verso nord, direzione costa Azzurra. L’occhio è molto pronunciato. La circolazione dei venti al suo interno è ancora molto attiva ma di li a poco subirà un veloce deterioramento.

 

Fotografia satellitare di martedì pomeriggio. Abbiamo ormai superato la fase di massima vitalità di Rolf. Il landfall sulla costa Azzurra è questione di poche ore e le bande nuvolose attorno all’occhio perdono definizione. Fonte: West Cheshire College – Weather – Meteosat 8

 

L’ultima fase di vita di Rolf. Landfall lungo le coste francesi, ove per qualche ora si abbatterà una tempesta di pioggia e vento, con rafffiche sino a 130km/h. Fonte immagine: sat24.com

 

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nov 042011
 

Una potente perturbazione di origine atlantica ha raggiunto nella giornata del 4 novembre 2011 la regione Liguria provocando un episodio temporalesco di natura alluvionale sulla città di Genova.

La genesi del temporale è stata quella tipica dei fenomeni intensi sul capoluogo genovese. L’ingresso della perturbazione è stata preceduta da una moderata ventilazione settentrionale nei bassi strati che inizialmente era diffusa ovunque, e successivamente è stata sostituita dallo scirocco, il quale ha però avuto molta difficoltà ad entrare franco anche al suolo sul capoluogo genovese ed il ponente costiero. Dall’incontro-scontro di questi due venti, ha preso vita una cella temporalesca con caratteristiche autorigeneranti che ha persistito diverse ore sul capoluogo determinando precipitazioni di tipo alluvionale.

Secondo un meccanismo ben collaudato il vento da nord che sfruttando le valli alle spalle di Genova raggiunge la costa, oppone molta resistenza all’ingresso dello scirocco sulla città di Genova.

La presenza dello scirocco che premeva contro questo muro immaginario, rappresentato dall’aria relativamente più fredda che svalicava dal versante padano ha dato origine ad una convergenza stazionaria davanti alla parte centro-orientale della città.
L’aria calda ed estremamente umida, di natura sciroccale che risaliva dal basso Mediterraneo, veniva costretta al sollevamento forzato al di sopra dell’aria più fredda che, allo stesso momento, svalicava sulla costa ligure occupando soprattutto i settori di ponente.

La perturbazione che ha investito il nostro paese e colpito così duramente il capoluogo ligure ha avuto origini lontane. Il fronte è stato frutto di una pulsazione del getto che in origine ha portato ad una tempesta di neve prematura negli Stati Uniti orientali, sin sulle coste dell’est. La stessa perturbazione, sostenuta da un ramo attivo della corrente a getto ha attraversato tutto l’oceano atlantico raccogliendo molta umidità. Passando sopra una superficie d’acqua così estesa ha perso gran parte delle sue origini fredde continentali, approdando sulle coste europee come una normale perturbazione atlantica, piovosa ma non fredda.

L’aggravante è stata rappresentata dalla presenza di un blocking anticiclonico sull’Europa orientale, in particolare sulla penisola Balcanica, il quale ha rallentato notevolmente l’evoluzione del fronte verso est. L’affondo ciclonico è stato molto profondo, quasi esasperato nella sua evoluzione. L’aria già molto umida del fronte in aperto atlantico ha raccolto ancora più umidità una volta entrato nel Mediterraneo, innescando venti sciroccali estremamente ricchi di vapor d’acqua ed elevati contenuti di umidità assoluta.

Immagine satellitare del due novembre 2011 alle ore 09.00. Si nota la perturbazione atlantica che approda sulle coste europee, facendo capo ad un minimo colmo di aria fredda specie in quota, in aperto atlantico.

 

Un animazione satellitare nello spettro del visibile sempre il giorno 2 novembre 2011. Il fronte sospinto dall’aria fredda dietro ad esso, avanza verso l’Europa.

 

Questa carta presa dal modello americano gfs, mostra l’intensa avvezione sciroccale attiva sulla nostra regione durante l’episodio perturbato. L’isobara bianca che taglia da sud a nord la Liguria evidenzia un pescaggio sciroccale “profondo”. In grado di convogliare al settentrione masse d’aria estremamente umida.

 

La situazione barica al suolo per le ore 6utc di venerdì 4 novembre. Notare l’isobara dello scirocco come “pesca profondo” il richiamo caldo umido che sarà responsabile dell’intensità raggiunta dai fenomeni.

 

La carta delle temperature e dei venti al suolo prevista da Moloch per le ore 06utc di venerdì 4 novembre. Si può osservare la convergenza di venti attiva davanti Genova, con lo scirocco che va in conflitto con la tramontana scura. La medesima convergenza di venti è stata spinta con molta difficoltà verso ovest dallo scirocco che andava rinforzando col passare delle ore.

 

La stessa carta di prima in cui ho evidenziato il punto preciso di contatto tra l’aria fredda della tramontana scura e lo scirocco che spingeva la linea di convergenza verso ovest. Il sollevamento forzato dell’aria caldo umida sciroccale sopra quella più fredda e pesante nella Liguria occidentale, è stato il fattore scatenante dell’intenso e persistente temporale alluvionale.

 

La situazione vista dal modello Moloch per le 09.00 utc. Tre ore dopo lo scirocco ha subito un ulteriore intensificazione e spingeva gradualmente verso ovest la linea di convergenza con la tramontana. In questa fase lo scalzamento dell’aria caldo umida sopra il relativo cuscino di aria più fredda raggiunge il massimo vigore. La città si trova sotto l’alluvione.

 

Carta del tempo sui venti al suolo; intensità e direzione. Elaborazione del consorzio LAMMA Toscana. Si nota ancora una volta, una marcata convergenza dei venti al suolo sui mari prospicienti Genova. La tramontana più fresca sulla riviera di ponente, e lo scirocco, impetuoso che premeva sul levante. Ho aggiunto una linea nera immaginaria a tagliare perpendicolarmente la convergenza. Il disegno di seguito rappresenta uno spaccato di quello che erano i meccanismi termodinamici attivi lungo la linea nera.

 

Il disegno molto semplificato vuole rappresentare il meccanismo termodinamico che ha portato alla formazione del temporale autorigenerante del 4 novembre su Genova. Lo schema è solo apparentemente simile a quello di un fronte freddo. In realtà in un fronte freddo l’aria fredda sulla sinistra dell’immagine dovrebbe avanzare verso destra scalzando l’aria calda che trova di fronte al suo percorso. Il 4 novembre la convergenza con l’aria fredda era semistazionaria in un punto preciso sul mare davanti a Genova. Anzi nel nostro caso, lo scirocco tiepido e umido respingeva gradualmente l’aria fredda, costringendola ad una sorta di dietrofront. In questo disegno quindi, il bordo con l’aria fredda regrediva gradualmente verso la sinistra. Ci troviamo quindi a che fare con un tipico esempio di temporale da fronte caldo. In cui è l’aria calda a prevalere su quella fredda che invece tende a retrocedere. In particolari situazioni l’opposizione che l’aria fredda reca alla spinta dell’aria più calda può essere così tenace da consentire ugualmente la nascita di temporali, anche se il profilo termico alle quote superiori non consentirebbe un efficace spinta di galleggiamento. L’aria calda quindi, è obbligata ad un sollevamento forzato ed obbligato.

La zona di convergenza ha preso forma già nella serata del 3 novembre nella porzione di mare davanti Genova. Le correnti alle varie quote inizialmente avevano una componente sciroccale blanda. Questo ha consentito alle prime precipitazioni di spargersi un po’ su tutta la Liguria. I primi temporali si sono generati in seno alla convergenza proprio davanti al golfo, appena superata la mezzanotte. Un primo moderato temporale coinvolge la costa tra l’una e le due della notte del giorno 4 novembre, portando quantitativi solo modesti di pioggia.

Durante le prime ore della mattinata lo scirocco inizia a premere verso nord ovest, la convergenza si fa più marcata e l’apporto umido convogliato dallo stesso scirocco si fa più importante col passare del tempo. La linea di convergenza definendosi, facilita il meccanismo di sollevamento forzato dell’aria calda e umida ed inizia a produrre le prime serie precipitazioni dopo le 9 della mattina.

Propongo qui di seguito una serie di immagini radar sull’intensità e la localizzazione dell’evento, dalla sua nascita sino al suo esaurimento. Le prime immagini evidenzieranno la presenza della convergenza più a levante. Successivamente il groppo temporalesco si spingerà sempre più ad ovest sotto i colpi di uno scirocco via via più intenso nel corso della mattinata. Le immagini radar evidenziano come nel corso del tempo il temporale autorigenerante attraversi diversi stadi vitali. Momenti in cui il sistema è più intenso intervallato da momenti in cui lo stesso risulta più debole. Ciascuna di queste fasi corrisponde alla singola pulsazione di un updraft, conseguenza diretta della continua ascesa di aria caldo umida lungo la convergenza.



Come tipico delle situazioni autorigeneranti liguri, il temporale era con la sua zona più attiva proprio sulla linea di costa, laddove il sollevamento forzato della massa d’aria era più intenso. Dall’azione combinata dello stau e della convergenza in loco ne sono scaturite precipitazioni estremamente intense, con accumuli in millimetri incredibilmente abbondanti. La zona maggiormente colpita è stata quella di Genova Quezzi. In questo quartiere gli accumuli di pioggia hanno superato i 500 millimetri in sei ore, andando a classificare questo temporale tra i maggiori dell’ultimo decennio.

Nelle altre zone gli accumuli sono stati più contenuti, ma stiamo parlando sempre di valori estremamente alti, ovunque superiori ai 300 millimetri, con punte sopra i 400 millimetri nel quartiere di Marassi, appena più a sud di Quezzi.

La conseguenza di questi accumuli spaventosi, in una manciata di poche decine di minuti di tempo, è stata l’esondazione del torrente Bisagno nella sua parte bassa, con conseguente allagamento di parte del centro di Genova. Esondato il rio Ferregiano dove il bilancio dei danni è particolarmente grave. L’esondazione di questo torrente ha purtroppo provocato la perdita della vita di 7 persone, di cui due bambini molto piccoli ed una ragazza di 19 anni.

Esondato infine il torrente Sturla, con parte dei quartieri est cittadini allagati e danneggiati

Immagine satellitare nel campo del visibile durante la fase alluvionale genovese. Con la freccia ho indicato il punto dove il temporale autorigenerante aveva origine. Il suo vertice è rimasto bloccato davanti a Genova per diverse ore, compiendo dei progressi verso ovest di poche centinaia di metri all’ora. Solo a partire dal primo pomeriggio la spinta più decisa dello scirocco ha consentito lo spostamento della convergenza più ad ovest, con ulteriori rovesci temporaleschi anche nei quartieri ovest di Genova. Tuttavia senza assolutamente essere paragonati all’intensità pazzesca del temporale durante la mattinata.

 

Questa cartina mostra la distribuzione della pioggia sull’intera regione Liguria al termine dell’episodio alluvionale. Si può osservare come le precipitazioni più intense abbiano colpito solo le zone in prossimità della convergenza scirocco-tramontana.

 

La località di Bogliasco poco ad est di Genova durante la seconda parte dell’evento si trovava al di fuori delle precipitazioni. Una web cam ha immortalato la linea di convergenza sul mare, con i rovesci di pioggia attivi, in risalita verso la costa genovese.

 

Due immagini della stessa web cam collocata nel capoluogo genovese in zona Righi. La prima capture si riferisce al momento del disastro. Osservate l’incredibile intensità della pioggia nel momento della fotografia con la visibilità sulla valle azzerata dalla precipitazione. La seconda immagine è una capture della medesima web cam che mostra il panorama visibile in una giornata normale.

La mattina del 4 novembre alcuni cacciatori di temporali con esperienza sul campo anche negli stati uniti, sono stati lungo il bordo della linea di convergenza per immortalare le varie fasi di vita del temporale. Ne sono scaturite alcune fotografie sulla natura irrequieta e turbolenta del fenomeno alluvionale. Fermi in quella zona del temporale priva di precipitazioni, denominata “updraft”, hanno fotografato alcune basi con accentuate rotazioni. Diversi tentativi di tromba d’aria di cui almeno un paio andate a buon fine. Waterspout anche di grosse dimensioni parzialmente immerse nella pioggia.

Due grosse trombe marine parzialmente immerse dentro la pioggia. Fotografie di Niccolò Ubalducci

Piccolo waterspout appena davanti all’intensa area di precipitazioni. Fotografie di Niccolò Ubalducci.

Una delle basi del complesso temporale autorigenerante del 4 novembre. Niccolò ha scattato queste due fotografie per evidenziare come questa grossa nube stesse ruotando in senso antiorario sopra la città. Le fotografie sono state tutte scattate dalla località di Genova Quarto, con il muro delle precipitazioni poche centinaia di metri davanti al punto di osservazione.

 

 

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set 172011
 

Nella giornata del 17 Settembre 2011 l’ingresso di una saccatura sin nel cuore del Mediterraneo ha provocato la formazione di diversi temporali al settentrione. Il pareggio termico ancora esistente tra terraferma e località marittime ha consentito la formazione di diverse celle temporalesche sia sulla Val Padana che lungo la costa ligure la notte successiva.

Il primo temporale che formerà una bellissima shelf lo fotograferemo durante il pomeriggio tra vercellese ed astigiano mentre il secondo temporale notturno sarà quello che colpirà Genova durante la tarda serata/nottata con diverse fulminazioni nube-mare.

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lug 132011
 
updraft

Il giorno 13 luglio 2011 verrà ricordato a lungo nelle località poste sulla fascia montana e pedemontana della Lombardia! Alcuni temporali di eccezionale intensità si sono abbattuti su lecchese, Brianza, alta bergamasca e bresciano, provocando diverse grandinate, raffiche di vento ed abbondanti precipitazioni. Diversi danni a infrastrutture e coltivazioni!

Il fortissimo getto presente alle quote superiori, ha impedito ai temporali di interessare direttamente le aree di pianura. I fenomeni più intensi e vistosi si sono perciò verificati a ridosso dell’arco alpino, sull’alta Brianza, il lecchese e nelle aree limitrofe.

Nelle zone di aperta pianura i fenomeni sono risultati praticamente assenti per gran parte della giornata. Questo è stato provocato oltre che dal fortissimo getto a 500 hPa e 700 hPa da sud, anche dallo scarso apporto di aria fredda a media quota, appena sufficiente per consentire ai temporali di formarsi nella pedemontana.

Essi sono stati provocati dall’addossamento all’arco alpino occidentale, di una saccatura con asse sul territorio francese. Impattando contro un anticiclone ben radicato da diversi giorni sull’Europa orientale, la saccatura di origine atlantica si attenuava mano a mano che procedeva la sua marcia verso Est.

Una volta giunta in prossimità dell’Italia, il grosso dell’aria fredda a 500 hPa è velocemente scivolato a Nord dell’arco alpino, lambendo appena il Nord Italia. Sul settentrione pertanto, i temporali non sono stati provocati dall’ingresso di un vero e proprio fronte freddo, bensì dall’intrusione di aria più secca e solo leggermente più fresca rispetto a quella preesistente.

Al livello del suolo alcuni temporali che nel primo pomeriggio erano sull’angolo piemontese Nord-Occidentale, con i loro Outflows freschi e secchi hanno creato una convergenza che ha permesso ai Cumulonembi di esplodere poco a Nord di Milano nel tardo pomeriggio.

Il potenziale energetico era estremamente potente. Nel pomeriggio i Dew Point in diverse località di Piemonte e Lombardia raggiungono il valore di +26°C! Questo spinse diversi cacciatori a tentare un’uscita nonostante dalle carte fosse evidente il getto troppo forte presente per quel giorno, unito alla mancanza di un vero e proprio fronte freddo che sfondasse sulla val Padana.


La giornata del 14 luglio 2001 è stata caratterizzata dalla presenza di un fronte freddo sul territorio francese in fase di graduale frontolisi all’ingresso sul settentrione italiano. L’elevata risposta di aria calda in sede balcanica attiva un forte getto alle quote superiori ha innescato la sera del 13 luglio la formazione di alcune intense supercelle nella fascia pedemontana lombarda.

 

Carta del tempo del modello ad area locale MOLOCH che mostra la spiccata convergenza presente la sera del 13 luglio sull’alta Lombardia. Aria secca e più secca e fresca che dal territorio piemontese ha fatto breccia dentro l’aria surriscaldata presente sul milanese, bergamasca bresciano innescando potente convezione.

 

La presenza della saccatura innesca temporali intensi già dalla mattinata sulla Francia al confine con l’Italia.

 

Formazione e sviluppo della supercella sull’alto milanese/bergamasca nel pomeriggio-sera del 13 luglio 2011.

 

Resoconto di caccia:

La giornata di caccia ha inizio molto presto. Io ed altri ragazzi del Piemonte ci incontriamo per caso in un’area di servizio vicino Santhià. Nel primo pomeriggio la situazione ancora è molto incerta e le speranze dei cacciatori è che qualche temporale possa ben presto scendere dai comparti alpini per giungere sino in pianura. Al suolo l’aria è particolarmente umida e soffia un vento da Sud-Est piuttosto teso che fa ben sperare al proseguo del pomeriggio.

Nel giro di poco tempo i temporali arroccati alle Alpi Occidentali tentano una sortita nella val Padana. Usciamo dall’autostrada e giunti alla statale per Crescentino, ci fermiamo ad osservare i temporali che dall’alto Piemonte tentano di invadere la pianura. Ben presto le aspettative di molti, vengono disilluse. Il temporale scendendo in pianura prova ad organizzare una shelf, ma si presenta poco convinto.

Nel giro di poche decine di minuti tutta struttura decade velocemente. Nell’area vercellese e novarese irrompe bruscamente un freddo ed umido vento Nord-Occidentale che abbassa la temperatura di parecchi gradi.

Dopo un rapido consulto con Valentina Abinanti, la quale mi informò che una linea netta di cumuli cresceva davanti all’Outflow Boundary, decido di muovermi velocemente verso Est. Da Crescentino, (provincia di Vercelli) mi sposto velocemente verso Casale Monferrato per prendere l’autostrada. Una linea netta di cumuli cresceva davanti a me espandendosi verso l’alto.

Purtroppo nelle zone di Casale-Vercelli il secondo tentativo di convezione non va a buon fine. Il limite netto della “Outflow Boundary” ben presto viene meno ed i cumuli tendono a stirarsi a causa del forte getto presente in quota, ancor prima di diventare temporali.

Decido quindi di prendermela con una relativa calma in più. Raggiungo Casale Monferrato Nord, imbocco l’autostrada direzione Nord, uscendo a Vercelli Est.

All’uscita mi ritrovo nuovamente con i compagni di caccia Valentina Abinanti, Mauro Greco, Niccolò Ubalducci ed altri. C’è un momento di sconforto generale, ormai si pensa che la giornata sia perduta. In effetti era difficile pensarla in altro modo, ormai erano quasi le sei del pomeriggio ed ancora non era scoppiato nessun temporale degno di nota.

Deciso a non mollare, invece che fare subito ritorno a casa, resto a sostare qualche decina di minuti in più, all’uscita di Vercelli Est. Il confine con l’aria fresca e secca che stava facendo ingresso in quel momento sia al suolo che in quota a partire dal Piemonte, iniziò a dare i suoi frutti.

Le cartine dei Dew Point e della temperatura evidenziavano un marcato “stacco” tra l’aria fresca e secca che in quel momento occupava vercellese e novarese, con l’aria ben più calda e umida confinata da Milano verso Est.

Un addensamento cumuliforme inizialmente isolato emerge dalla foschia milanese e tende lentamente a crescere.

L’Updraft sembrava addossato all’arco alpino, ero dubbioso se provare ad avvicinarmi. Dopo qualche minuto, vedendo che esso cresceva di continuo e brillava di un bianco acceso, decisi di giocarmi quest’ultima carta lanciandomi all’inseguimento.

Contrariamente a quanto mi aspettassi, il temporale letteralmente esplodeva col passare dei minuti. L’Updraft si alzava sino a raggiungere quote molto alte e la luce del sole ormai basso (erano circa le 19.30) lo illuminava magnificamente.

Per raggiungere il temporale che stava nascendo, da Vercelli Est ho imboccato la statale sino a Novara, da li ho preso la A4 direzione Venezia per avvicinarmi quanto più possibile alla struttura che si allontanava verso est.

Effettuo diverse soste per fotografare gli splendidi Updraft sulla Flanking Line.

Una volta superata Milano mi porto finalmente sul bordo avanzante di una grossa shelf cloud. La shelf era in realtà il risultato della linearizzazione di una magnifica supercella che aveva da poco colpito le zone dell’hinterland nord milanese.  La corsa verso est mi porterà a cacciare durante l’ora del tramonto un ultimo temporale fotografato in direzione ovest dal piccolo centro abitato di Dalmine (BG).

La seconda cella all’ora del tramonto risulterà complessivamente minore rispetto al primo temporale, tuttavia la presenza di uno Shear molto forte ed estremamente favorevole, imprimerà anche a questo secondo temporale una certa rotazione, prima di andare a sbattere contro le Alpi dissolvendosi.

E’ il crepuscolo, sono ormai le nove di sera, scatto un’ultima carrellata di fotografie prima di fare rientro a casa.

 

Il cacciatore Fulvio ha assistito alla formazione e successiva occlusione del Mesociclone da una posizione particolarmente panoramica e nel momento in cui il temporale era più fotogenico.

Ecco le sue fotografie!

E’ evidentissimo l’arco della Shelf Cloud Mesociclonica, il vento di RFD che si accompagnava alla presenza del Mesociclone andava rapidamente ad occludere la Supercella prima che si schiantasse sui rilievi.

 

 Posted by at 17:10
lug 102011
 
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Il 10 luglio 2011 una saccatura in graduale riassorbimento, collocata tra Francia e penisola Iberica, garantisce ancora un residuo getto a 500hpa in grado di garantire la formazione di temporali ad Updraft inclinato che possibilità che gli stessi evolvano poi in supercelle.

Nel tardo pomeriggio va definendosi una convergenza nella zona compresa tra Casale Monferrato e vercellese. Questa convergenza consentirà nelle ore successive, la formazione di una supercella classica come da manuale.

Al radar il temporale mostrerà tutte le formazioni tipiche delle supercelle più organizzate, fenomeni relativamente comuni negli Stati Uniti, non altrettanto si può dire per quanto riguarda i fenomeni convettivi che coinvolgono il nostro paese.

La saccatura presente in territorio francese trasporta sin sul nord Italia un residuo flusso di venti sud-occidentali a media quota.

Animazione radar Arpal che mostra l’evoluzione della supercella durante il pomeriggio del 10 luglio 2011:

Da questo fermo immagine si può notare una particolarità piuttosto rara nelle supercelle nostrane.  La presenza del V-Notch, una sorta di “vuoto” precipitativo che si crea dietro l’updraft nella zona occupata dall’incudine. Questa particolare forma delle precipitazioni al radar è provocata dall’estrema intensità dell’updraft del temporale. 

 

Questa giornata di caccia è stata una sorpresa sia per me, che per diversi cacciatori presenti a spasso per il Piemonte nel pomeriggio del 10 luglio. La giornata era trascorsa abbastanza calda e senza fenomeni convettivi particolarmente vigorosi. Nel primo pomeriggio gli unici temporali era possibile ritrovarli nelle località alpine e prealpine, senza particolare enfasi per i fenomeni ad essi correlati.

Resoconto di caccia:

Decido di partire nel primo pomeriggio per assicurarmi di essere presente sin dalle prime fasi di innesco convettivo.  Giunto in val Padana mi rendo conto ben presto di essere in anticipo di diverse ore.

Dopo alcune ore di attesa inizia a farsi tardi. Erano quasi le 17.30 e mi trovavo fermo in una piazzola di sosta lungo la Torino-Piacenza direzione Piacenza. Ero abbastanza sconsolato perche davo per scontato che questa uscita non sarebbe andata a buon fine, visto l’orario ormai tardo e la pressochè inesistente traccia di attività convettiva. Verso le 18.00 la situazione bruscamente cambia! Da Nord-Ovest, verso l’alto Piemonte compare dalla foschia un updraft piuttosto “aggressivo” che spinge verso l’alto con tutta la sua forza, generando qualche knukles.

Questa novità cattura subito la mia attenzione.  Tuttavia almeno in un primo momento avevo pensato si trattasse del solito temporale prealpino più vigoroso rispetto agli altri. Mi sono soffermato ad osservarlo per qualche minuto notando come esso stesse crescendo continuamente senza accennare placarsi.

Nonostante fossi sull’Autostrada già in direzione Genova, presi la decisione di provare a raggiungerlo, ben consapevole del rischio ancora non tramontato, che si trattasse di una grossa bufala!

Riprendo la marcia uscendo a Serravalle, facendo dietrofront, riprendo l’autostrada in senso opposto, direzione Torino proseguendo poi verso Nord, direzione Casale-Vercelli.

Il temporale nel frattempo cresce parecchio e scende velocemente verso la pianura. Il cumulonembo ben presto supera la propria fase di “calvus” trasformandosi in “capillatus incus“. Giunto ormai in prossimità di Casale Monferrato Nord, l’Incudine mi sovrasta e si distingue nitidamente la base, sferzata dalle precipitazioni qualche chilometro ad Ovest della mia posizione.

Decido quindi di uscire a Casale Monferrato Nord per osservare la supercella che lentamente si muove verso Sud-Est, avvicinandosi alla mia postazione.

 

 

L’amico di caccia Alessandro Piazza era molto vicino al mesociclone nel suo momento di massimo splendore. Ha ripreso da vicino la base della supercella regalando una panoramica spettacolare di questo temporale.

Propongo qui di seguito alcune sue fotografie della stessa supercella da posizione ravvicinata.

 Posted by at 17:53
mag 242011
 
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Per il 24 maggio è stato diramato dal centro meteorologico americano un Hig Risk sull’Oklahoma per tornado violenti e intense supercelle. Secondo le previsioni i temporali dovrebbero partire molto presto e decidiamo già nel primissimo pomeriggio di attendere a Watonga l’innesco della convezione sull’Oklahoma.

Il cielo si presenta quasi sereno, poche nubi sparse di tipo basso viaggiano verso ovest sospinte da un teso ed umido vento orientale. Più ad ovest sull’Oklahoma occidentale un fronte di dry line preme violentemente contro l’aria umida accentuando la convergenza.

Come previsto da SPC i primi temporali partono molto presto lungo la linea di convergenza delle masse d’aria. Il primo nucleo che si forma sarà anche quello che intercetteremo per osservarne l’evoluzione. Nel giro di un paio di scatti del radar la riflettività evidenzia subito la formazione di un uncino, denunciando una rotazione della nube ancor prima di evolvere in vero e proprio temporale!

Una volta avvicinati al cumulonembo è già presente una grossa wall-cloud con numerosi e irrequieti fractus a poca distanza dal suolo. Decidiamo di seguire la cella attraverso strade sterrate, il temporale viaggia molto velocemente verso nord-est ed in pochi minuti veniamo raggiunti dall’RFD.

Rientrati su di una strada asfaltata ci siamo mossi direzione est con la supercella già a nord che si allontanava velocemente. Nel giro di pochi istanti si è formata una funnel e poi un tornado al suolo!

Presi dall’esaltazione abbiamo preso la prima strada asfaltata che ci portasse a nord in breve tempo. Nel frattempo che eseguivamo questa manovra il tornado da piccolo ed esile si è trasformato in un wedge violentissimo con un diametro molto grosso!

Cerchiamo di avvicinarci al tornado in fretta ma il vortice era già troppo lontano per poter sperare di fotografarlo in posizione ravvicinata prima che si dissolvesse. Ci siamo quindi fermati lato strada ed abbiamo scattato alcune fotografie dello spaventoso tornado wedge che si allontanava verso nord-est.

Riprendiamo la marcia dopo poco e ci avviciniamo alla base della supercella. Come temevamo la fase wedge del tornado è durata solo pochi minuti. Tuttavia prima che la supercella perdesse definitivamente di intensità, riuscirà a produrre un secondo tornado, questa volta lungo ed esile. (rope tornado)

Il tornado di Canton verrà infine classificato come EF3 della scala Fujita.

Una volta concluso l’evento andremo a constatare i danni avvenuti in una città vicina dove un’altro vortice classificato come EF4 aveva travolto alcune case ed un piccolo centro abitato. Al momento del nostro arrivo purtroppo un gruppo di persone era alla ricerca di alcuni bambini dispersi.

Lo sviluppo e l’evoluzione della supercella tornadica:

 

Fotografie della Valentina Abinanti alle fasi iniziali del Tornado.

 

Danni da Tornado:

 

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